Napoli, 12 febbraio 2014 – L’Operazione Libertà è la pellicola che avrebbe dato il via a una saga. E il filo conduttore non cambia: senatori e deputati a uso e consumo di Silvio Berlusconi, pronti a votare e voltare bandiera per la bisogna. C’è un fascicolo top secret, scaturito dall’inchiesta sulla compravendita dei senatori ad opera del Cavaliere sulla base di accuse di uno degli ex senatori più foraggiati (tre milioni di euro) per far cadere il governo Prodi nel 2008: Sergio de Gregorio. Si va oltre quella data e si scava in un passato non troppo remoto. L’indagine coinvolge una decina di parlamentari che avrebbero manifestato la disponibilità a votare contro il proprio partito in cambio di soldi o altri benefit. Insomma, un nuovo filone di indagine con lo stesso principio del primo. Il sequel della saga, appunto. Non ci sono indagati. Ma si ipotizzano già reati per finanziamento illecito e corruzione. I fatti in questione sarebbero il voto sulla sfiducia a Berlusconi, andato a vuoto il 14 dicembre 2010, e le votazioni sul caso Ruby e sui diritti tv. La convinzione dei magistrati, sostenute anche in questo caso da rivelazioni a firma Sergio De Gregorio, è che fosse stato creato un vero e proprio “sistema di elargizione”, con il coinvolgimento di partiti e parlamentari. Frattanto, la Finanza avrebbe già acquisito un elenco di nomi dei parlamentari che, in diverse occasioni, votarono contro l’indicazione del proprio partito in commissione e poi in aula. Le verifiche prenderebbero le mosse da quanto avvenuto il 14 dicembre del 2010 quando la mozione di sfiducia a Berlusconi fu respinta alla Camera per 314 voti contro 311. Le indagini si focalizzerebbero sul ruolo decisivo dei quattro deputati di Fli che si schierarono a favore del Cavaliere e contro l’indicazione del loro gruppo, guidato da Gianfranco Fini: Catia Polidori, poi nominata sottosegretario allo Sviluppo; Maria Grazia Siliquini, poi designata nel Cda delle Poste; Giampiero Catone, diventato sottosegretario all’Ambiente; Silvano Moffa, eletto presidente della commissione Lavoro della Camera. Gli accertamenti, affidati al Nucleo di polizia tributaria, puntano a scoprire eventuali collegamenti tra il voto dei quattro deputati e le loro successive nomine. Un altro momento sotto la lente della magistratura riguarderebbe la votazione del 5 aprile 2011, quando la Camera sollevò conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale sul caso Ruby. In questa occasione decisivi sarebbero stati i voti dei Lib-dem Daniela Melchiorre e Danilo Tononi, oltre che dell’ex Mpa Aurelio Misiti. Oltre ai parlamentari ex Fli che 2011 impedirono che Berlusconi fosse perquisito in relazione al caso Ruby: Roberto Rosso, Giulia Cosenza e Luca Barbareschi. Trama e protagonisti del sequel di “Operazione Libertà”.
(giuseppe porzio)
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